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(il video non è pubblico, scorri per vedere alcuni frame)
Per quest’opera l’artista si è spinta alla ricerca di villaggi sperduti in Africa occidentale, dove vengono tuttora isolate le streghe.
Questo video è il secondo capitolo della sua ricerca sull’identità e la violenza sulle donne, una trilogia cominciata con l’opera Suspended Woman che terminava con la frase di Voltaire : “Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle. “A pochi mesi dall’uscita di questo lavoro - dichiara l’artista - ho scoperto dell’esistenza di villaggi, in West Africa, dove dal 1800 vengono isolate le donne ritenute streghe e sono quindi partita repentinamente alla loro ricerca.”
Il video si apre con la frase di un indigeno che ha accompagnato l’artista in questi villaggi: “Non ho tradotto le tue domande, tu non puoi capire perché sei una donna bianca. Per noi loro sono streghe”.
Il video prosegue con una nuova, intima confessione “Lui non lo sa, ma io sono nata con i marchi della strega” (l’artista fa riferimento ai capezzoli soprannumerari riportati nel Malleus Maleficarum, un libro scritto da due frati domenicani tedeschi nel 1487, definito “il libro più pericoloso e più dannoso della letteratura mondiale”.
L’opera si presenta come un caleidoscopio di immagini, al contempo poetiche e disturbanti, un viaggio simbolico attraverso la stregoneria, le suffragette, le amazzoni, spot sessisti degli anni 50/60, l’isteria femminile, i piedi di lotus, i corsetti, la prima comunità utopica, femminista evegetariana, nata sul Monte Verità in Svizzera.
Significativi gli omaggi e le citazioni iconografiche di alcuni personaggi femminili , solo per citarne alcuni: Achille e Pentesilea, Ipazia, Phillis Wheatley, Lise Meitner, Alice Murray, Emmeline Pankhurst, Mae Jemison, Alexandra David Neel.
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